La sostenibilità e la circolarità sono concetti strettamente legati alla gestione responsabile delle risorse e all’impatto che le attività umane e imprenditoriali hanno sull’ambiente e sulla società. Rappresentano per le aziende una sfida importante, che richiede la necessità di adeguare le proprie strategie di business, di produzione, marketing e comunicazione. La sostenibilità mira a un equilibrio tra ambiente, società ed economia, mentre la circolarità si concentra sull’ottimizzazione dell'uso delle risorse, riducendo l'impatto ambientale e promuovendo un ciclo virtuoso di riuso e riciclo. Questo percorso è delimitato a livello europeo da una serie di normative specifiche, che le imprese devono comprendere e fare proprie per determinare i passi da compiere e le proprie strategie nel medio/lungo termine.
Proprio per offrire maggiore chiarezza su questi temi, AFIDAMP ha organizzato per i propri associati il webinar “ESG: Novità Normative e Strategie per le Imprese del Professional Cleaning, nell'era della Sostenibilità”, coinvolgendo il suo nuovo partner IPLUS, che, attraverso il relatore dell’evento Nicola Fabbri, ha illustrato in modo sintetico, ma esaustivo, l'intero panorama normativo, evidenziando scadenze e obblighi a carico delle imprese in ambito ESG.
I temi che ha esplorato sono stati:
Il pacchetto delle norme del Green Deal denominato “Sustainability package”: Direttiva CSRD, Direttiva CSDDD, Green Claim e Green Washing, cenni all’EUDR)
Implicazioni strategiche sulla sostenibilità: come convertire un obbligo in un beneficio
Le norme UE sulla circolarità: (Regolamento Ecodesign, Direttiva Right to Repair, Regolamento PPWR, Regolamento Macchine)
Gli strumenti di disclosure e verifica: certificazioni ambientali e cenni ai questionari di disclosure.
Biodiversità e misurazione della circolarità.
Nel 2024, le normative e i regolamenti in materia di sostenibilità e circolarità si sono moltiplicati, riflettendo l’impegno sempre più incisivo dell’Unione Europea su questi temi, ritenuti i cardini che permetteranno alle imprese dell’Unione di rimanere competitive sul mercato, rispetto per esempio alla concorrenza asiatica. Lavorare con una prospettiva di sostenibilità e circolarità, ha sottolineato Fabbri, deve pertanto diventare una priorità per le aziende, trasformandosi in un vero e proprio vantaggio competitivo sui mercati internazionali. Per questo, è essenziale comprendere a fondo l’impatto delle normative vigenti, le loro implicazioni e le tempistiche necessarie alla loro attuazione. Solo così è possibile adottare una visione di lungo periodo e sviluppare un sistema gestionale che integri in modo efficace gli aspetti etici e sostenibili nel modello di business aziendale.
Molte imprese lamentano la difficoltà di rispondere alle normative del Sustainability Package, anche per i tempi ristretti (scadenza nel 2026). A questo proposito l’Unione Europea sta lavorando a un decreto “Omibus” che punta a rivedere le norme sulla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), il Carbon Boarder Adjustment Mechanism (CBAM) e altre normative. Il decreto dovrebbe semplificare le normative esistenti per ridurre gli oneri amministrativi per le imprese, specialmente per le PMI. L'obiettivo è anche quello di garantire una maggiore stabilità del quadro normativo, favorendo un'armonizzazione più efficace tra le diverse regolamentazioni. Questo approccio prevede una dilazione dei tempi di attuazione per le imprese, consentendo un recepimento più graduale e allineando i requisiti tra i diversi ambiti regolatori.
L'Italia, ha spiegato Fabbri, ha già recepito la Direttiva CSRD nel proprio ordinamento e sostiene la Tassonomia UE. Tuttavia il Governo italiano ha appoggiato la proposta di Confindustria che propone di posporre di due anni il termine e di ridurre gli oneri di rendicontazione. Già il prossimo 26 febbraio è attesa una riunione della Commissione Europea in merito al nuovo decreto “Omnibus”, che potrebbe contribuire a chiarire la situazione.
Ma come possono le imprese trasformare un obbligo normativo in un’opportunità? Fabbri sostiene che sia non solo possibile, ma necessario, tenendo conto dei cambiamenti climatici in corso, dell’incertezza della situazione geopolitica, del costo dell’energia e della concorrenza di Paesi in cui il costo del lavoro è molto basso e della sempre maggiore attenzione dei clienti al ‘green’.
Rendere la sostenibilità un valore concreto per le imprese è possibile adottando un approccio strategico e integrato. Questo significa trasformare le analisi LCA in strumenti di controllo di gestione, ottimizzare la gestione di rifiuti, acqua e materie prime attraverso l’innovazione, e valutare l'impatto della tassonomia UE sui tassi di interesse e sulle opportunità di finanziamento sostenibile. Allo stesso modo, le imprese dovranno utilizzare le matrici di doppia materialità come strumenti efficaci per valutare il rischio climatico, la dipendenza da materie prime e input energetici, nonché i rischi di transizione. Collegando questi fattori a modelli specifici, sarà possibile misurare con maggiore precisione gli impatti su asset aziendali, cash flow, fatturato, accesso al credito, riallocazione degli accantonamenti e reputazione, favorendo così una gestione sostenibile e resiliente nel lungo periodo.
Allo stesso tempo, le imprese devono integrare questi strumenti in un'ottica di circolarità, come ha sottolineato Nicola Fabbri, che si traduce in una serie di misure da adottare per garantire la sostenibilità dei prodotti all’interno dell’UE: Ecodesign for Sustainable Products Regulation (ESPR); Direttiva «Right to Repair»; Regolamento Macchine e Regolamento Packaging and Packaging waste Reg. (PPWR). Normative che, se ben comprese e declinate nel processo produttivo, possono davvero guidare le aziende verso il futuro, portandole anche a risparmiare in termini di energia e materie prime. Obiettivo della circolarità è infatti proprio quello di massimizzare l’efficienza nell’impiego delle risorse, minimizzando gli sprechi e favorendo un ciclo virtuoso di riuso e riciclo.
Il webinar si è concluso illustrando le principali certificazioni ambientali in essere, basate sulle norme ISO, sulla Carbon Footprint e sulla PEF. È stato evidenziato come la misurazione della circolarità rappresenti una sfida complessa, che richiede un'attenta valutazione in base alle specificità di ogni settore.
L'ultimo tema affrontato nel webinar è stato quello della biodiversità, un argomento vasto e complesso. Come ha spiegato Fabbri, è un aspetto da considerare solo nel caso in cui l'azienda abbia un impatto diretto e dichiarato sulla biodiversità, oppure operi all'interno di una catena del valore che può influenzarla significativamente. Inoltre, il tema assume rilevanza per le imprese che dimostrano un forte impegno verso soluzioni nature-based, integrate nelle proprie strategie di sostenibilità.
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