AFIDAMP con il MASE e la Scuola Superiore Sant’Anna fa chiarezza sulle normative europee in tema ambientale. Lo schema Made Green in Italy, grande opportunità per le imprese
Le nuove normative europee in materia ambientale impongono alle aziende requisiti sempre più stringenti in termini di prestazioni ambientali e trasparenza.
Proprio per fare chiarezza sullo schema normativo, sulle tempistiche e sulle opportunità per le aziende, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, insieme ad AFIDAMP, hanno organizzato un webinar per fornire un quadro aggiornato delle recenti evoluzioni normative europee sulla sostenibilità e illustrare come lo Schema Made Green in Italy possa rappresentare un vantaggio competitivo, valorizzando prodotti ad alte prestazioni ambientali e promuovendo la sostenibilità lungo tutta la filiera produttiva. Il webinar ha voluto simulare il percorso che ogni azienda deve fare per adeguarsi alle normative e trarne, per tempo, un’occasione di sviluppo, illustrando dapprima i regolamenti europei, approfondendo poi le opportunità offerte dal Made Green in Italy, terminando con una visione della corretta comunicazione green.
Un percorso che vede AFIDAMP e le imprese associate già un passo avanti, grazie alla redazione, con il supporto di Ergo, srl, della Regola di Categoria di Prodotto per le macchine lavasciugapavimenti, proprio nell'ambito dello schema MGI, che per la prima volta rende oggettivamente misurabile quella che è la performance ambientale di queste macchine.
A parlarne Fabio Iraldo, Professore Ordinario della Scuola Sant’Anna di Pisa, Supporto Scientifico Schema Made Green in Italy; Matteo Malorgio, Rappresentante del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – AT Sogesid; Francesco Testa, Professore Ordinario della Scuola Sant’Anna di Pisa, Supporto Scientifico Schema Made Green in Italy e Nicola Fabbri, consulente di ERGO.
Negli ultimi anni, come sottolineato dai relatori, il panorama normativo europeo ha subito una trasformazione profonda, spinto dall’adozione di un approccio innovativo da parte della Commissione Europea. Questo nuovo approccio richiede alle aziende di integrare strumenti di gestione e analisi del ciclo di vita in tutti i loro processi, non limitandosi ai soli reparti produttivi ma estendendosi all’intera organizzazione aziendale. Tra le normative di maggiore rilievo spiccano il Regolamento Ecodesign, che promuove la sostenibilità nella progettazione dei prodotti, e la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che impone alle imprese di fornire una rendicontazione chiara e trasparente delle proprie performance ambientali, sociali e di governance (ESG).
Questo contesto normativo, rivoluzionario ma complesso, implica un impatto trasversale che coinvolge non solo le operazioni produttive, ma anche aree strategiche come il procurement, la logistica, la comunicazione aziendale e la gestione finanziaria. Adeguarsi a tali requisiti richiede un approccio integrato, in cui tutte le funzioni aziendali collaborino per garantire conformità e sostenibilità.
Prepararsi per tempo e avviare i percorsi di certificazione, anche quando non obbligatori, rappresenta una reale opportunità di ottenere un vantaggio competitivo, rispondendo alle esigenze di un mercato sempre più attento a processi, prodotti e servizi in linea con i principi della sostenibilità.
Nel giro di alcuni anni, come hanno sottolineato tutti i relatori, i prodotti e le macchine sostenibili dal punto di vista ambientale diventeranno la norma, ed è quindi importante comprendere fin da ora come muoversi, perché gli adeguamenti necessari richiedono tempo e risorse economiche, cambiamenti organizzativi e produttivi e revisione della comunicazione, che deve puntare sulla trasparenza, evitando il greenwashing. La trasparenza in comunicazione, oggi vincente, potrebbe anche rivelarsi tra qualche anno obbligatoria, rispondendo a normative in ambito europeo strutturate proprio per evitare di ingannare la clientela e i consumatori. I piani di sviluppo aziendali devono quindi tenere conto dei regolamenti normativi europei che potrebbero trasformarsi da impegno faticoso e oneroso in un punto di forza.
In questo percorso si inserisce a pieno titolo lo schema Made Green in Italy, promosso dal Ministero dell’Ambiente, una certificazione volontaria che si basa sulla metodologia Product Environmental Footprint (PEF) per misurare e comunicare l'impronta ambientale dei prodotti italiani. Questo schema si distingue per coniugare la sostenibilità ambientale con l'eccellenza del Made in Italy. Infatti, non si limita alla carbon footprint, ma analizza una vasta gamma di impatti, come l'effetto serra, l'acidificazione e l'uso delle risorse idriche, come ha spiegato Matteo Malorgio del Ministero dell'Ambiente.
Adottare lo schema Made Green in Italy non significa solo conformarsi alle normative, ma anche migliorare la trasparenza e la reputazione aziendale. Le aziende certificate possono accedere a nuovi mercati e dimostrare il loro impegno verso la sostenibilità. Lo schema rappresenta uno strumento per valorizzare il Made in Italy e affrontare le sfide di un mercato globale sempre più orientato alla sostenibilità. Per questo sono in fase di studio degli incentivi per le aziende, che devono essere sostenute in un percorso lungo e articolato.
Lo schema Made Green in Italy si conferma quindi una risorsa strategica per le aziende italiane. Unire l'eccellenza del Made in Italy alla sostenibilità ambientale non è solo un dovere, ma un'opportunità per le imprese di consolidare il proprio peso e valore sui mercati internazionali.
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